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CEREALI
Piante erbacee come il frumento, la segale, l'avena,
l'orzo, il mais, il sorgo, il riso, il miglio, il panico e il grano saraceno
(escluso quest'ultimo, tutte appartenenti alla famiglia delle graminacee),
coltivate per i loro frutti ricchi di amido che, macinati, forniscono
una farina generalmente adatta alla panificazione e, fermentati, permettono
di ottenere bevande moderatamente alcoliche come la birra.
Furono probabilmente le prime piante a essere coltivate, sia attorno ai
grandi fiumi dell'Egitto, della Mesopotamia, dell'India e della Cina,
sia nell'America precolombiana, durante il mesolitico, circa 6000 anni
prima di Cristo. Più tardo è l'abbinamento dei cereali con
i legumi, apportatori di proteine. Le diverse colture non ebbero evoluzione
e diffusione omogenea. Con ogni probabilità l'orzo, il riso e alcuni
cereali "minori", come l'avena e il panico, entrarono nell'alimentazione
umana prima del frumento. Il sorgo e il miglio erano conosciuti nel mondo
greco-romano e la segale, originaria dell'Asia minore, giunse in Europa
al tempo di Diocleziano. Il grano saraceno e il riso, provenienti dall'estremo
Oriente, furono introdotti dagli arabi e il mais, per alcuni millenni
risorsa fondamentale delle popolazioni americane, giunse in Europa dopo
il primo viaggio di Cristoforo Colombo. Dall'inizio del XVII secolo questo
cereale, capace di resistere a climi molto umidi, prese il sopravvento
sugli altri in seguito a carestie provocate dall'abbondanza di pioggia.
Il sorgo (o saggina), che, maturando in circa cinque mesi, può
essere seminato tra marzo e aprile, fu spesso utilizzato dal Settecento
in poi quando il carbonchio distruggeva la produzione di frumento. Dopo
la metà del Novecento esso fu anche utilizzato per produrre uno
sciroppo di fruttosio, più dolcificante del saccarosio, usato per
la produzione di bibite e di alimenti e che, distillato, dà etanolo
per uso industriale. La produzione di tutti i cereali, strettamente legata
a fattori climatici, ha aspetti molto differenziati, per qualità
e quantità, a ogni raccolto, così che si è sempre
posto per essi il problema della conservazione e spesso quello del trasporto.
Il commercio su grande scala dei cereali si affermò attorno agli
anni Settanta del XIX secolo, quando si stabilirono importanti flussi
dall'America verso l'Europa; nacquero per questo nei vari paesi grandi
società private, raggruppamenti cooperativi o pubblici. La produzione,
la conservazione e il commercio dei cereali si prestavano ad attività
speculative legate alla stagionalità e alla disponibilità
stessa del prodotto. Per questo, soprattutto nell'Europa continentale,
il commercio del grano fu oggetto di un'attività regolatrice dello
stato per controllarne la disponibilità e il prezzo.
R. Giannetti, R. Nistri

G. Haussman, La terra e l'uomo. Saggio sui principi di agricoltura generale,
Boringhieri, Torino 1964; P.G. Gaude, I cereali minori, Paravia,
Torino 1976; M. Montanari, Alimentazione e cultura nel Medioevo,
Laterza, Roma-Bari 1988. |
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